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i mondi di Almerigo

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Ha sempre la penna in mano. Disegna e scrive da bambino, ragazzo, uomo. E poi c’è quella piccola macchina fotografica a tracolla, che diventerà sempre più grande e professionale, abbinata a una cinepresa super8. Foto, video, disegno e scrittura in un colpo solo. Lo scatto seguito da uno schizzo della stessa immagine prima della stampa, la ripresa abbinata a un testo prima di riversare la pellicola… Una capacità di cogliere l’attimo e raccontarlo in diversi modi. Non sono cose automatiche, eppure Almerigo Grilz ci riusciva con incredibile semplicità. Lo raccontano i suoi album, i suoi diari da studente e poi da giornalista, le immagini che lo ritraggono.

Quello che proprio non gli riusciva era guidare. Né le due ruote, bicicletta forse a parte, né le automobili, come dimostrano la sequela di incidenti stradali collezionati da ragazzo prima di lasciar perdere. Una vera frana al volante. Non faceva per lui, ma questo non gli impediva di girare il mondo on the road fin da giovanissimo. Assieme a un amico, oppure facendo l’autostop e scroccando un passaggio. Gli itinerari prediletti? La Gran Bretagna, prima di tutto, l’Europa del Nord e poi il Medioriente, l’Asia, l’Africa… Gli mancava da scoprire solo le Americhe e se non fosse morto a soli 34 anni, primo giornalista free lance italiano ucciso dopo il secondo conflitto mondiale, sarebbe probabilmente andato fino al Polo Nord tanta era la voglia di viaggiare e scoprire nuove realtà, volti e storie.

La sua Trieste e un contesto familiare dalle tradizioni marinare gli avevano trasmesso il mito del viaggio, insito in questa città di mare sferzata dalla Bora, portandolo a compiere un percorso troppo breve ma così intenso in quegli anni dove il mondo era diviso in due blocchi che “imprigionavano” gli uomini nei loro Paesi e nelle ideologie. Già, le ideologie, i conflitti e la politica. Una parte della vita di Almerigo Grilz, forse quella più conosciuta e, a torto, considerata caratterizzante, che lo vide schierato a destra negli anni Settanta alla guida del Fronte della gioventù, e per questo amato, odiato, temuto. Anni pieni di idee e di violenza, a cui per altro non si sottrasse, che lo videro segnare un’epoca. Non solo a Trieste.

Ecco perché la sua storia, senza nascondere nulla o privilegiarne un aspetto, diventa un modo per raccontare non solo un uomo ma una stagione irripetibile, prima di vederla irrimediabilmente massificata in internet, dove troppo spesso la miriade di dati, a volte ripetitivi e inesatti, non arrivano a cogliere il particolare. Serve qualcosa di più, capace di andare oltre all’omologazione di base. È una sfida difficile ma non impossibile: raccontare Almerigo Grilz fra sogni giovanili, l’amore del viaggio, la politica iniziata da ragazzo e lasciata per un’altra passione, quella del giornalismo. Un percorso dall’11 aprile 1953 al 19 maggio 1987, ricostruito utilizzando esclusivamente il materiale conservato e archiviato in maniera quasi maniacale dallo stesso protagonista di questo volume.

Almerigo Grilz ha lasciato, fino a quell’ultimo fotogramma a Caia, in Mozambico, una memoria documentale fatta di fotografie, filmati, quadri, disegni e scritti. È un personaggio che ha attraversato il tempo cavalcando i cambiamenti e viene ricordato dalla sua città con una strada a lui intitolata nel rione di Barcola: “Almerigo Grilz 1953-1987. Giornalista” recita la targa in marmo alle porte di Trieste. Ma il suo nome è presente anche nell’atrio del palazzo che ospita la sede triestina dell’Ordine dei giornalisti e dell’Assostampa. E poi compare sul monumento eretto in Normandia, a Bayeur, prima città francese a essere liberata il giorno dopo il D-Day, che Reporters sans frontières ha voluto dedicare a tutti i reporter uccisi nel mondo dal 1944. Un tributo di sangue per l’informazione, fra giornalisti e cineoperatori caduti durante lo svolgimento del proprio lavoro, che ha visto purtroppo Trieste pagare un prezzo altissimo.

Una passione non comune quella dell’inviato di guerra, avvincente quanto rischiosa. Il giornalista free lance Almerigo Grilz ci era arrivato prima creando il Centro Nazionale Audiovisivi, sposando di fatto quel mestiere e scegliendo, a metà degli anni Ottanta, di lasciare la politica che lo aveva visto anche sedere sui banchi del Consiglio comunale di Trieste dopo l’elezione nelle liste nel Movimento sociale italiano, del quale era anche dirigente nazionale. Una carica di consigliere comunale da cui si era dimesso per svolgere a tempo pieno la professione giornalistica. Ancora quella passione per il viaggio inseguita fin da ragazzo e la voglia di varcare i confini e conoscere storie diverse, per poi raccontare al ritorno le proprie esperienze. Fino agli scatti del reporter di guerra realizzati dopo gli inizi negli anni Ottanta, che lo spinsero a fondare l’Albratoss press agency, in qualità di giornalista in prima linea sui fronti più caldi. Stimato a livello internazionale per i suoi reportage richiesti dalle maggiori emittenti televisive e testate del mondo.

Ecco che questa iniziativa abbraccia una stagione e una vita nella sua interezza, perché I mondi di Almerigo sono tanti da raccontare e tutti con materiale inedito, originale e inaspettato, che fanno emergere un protagonista forse “sconosciuto” ma per questo motivo più interessante nella sua completezza. Nel maggio 2017 ricorre il trentennale della sua morte, ma questa mostra è giusta inaugurarla il giorno del suo compleanno. 

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Dalla mostra nasce il volume i mondi di Almergo disponibile

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